RIFLESSIONI QUASI PACATE SUL PIANO PER IL SUD DEL GOVERNO

Leggendo il Piano per il SUD presentato per la prima volta dal Governo il 12 febbraio a Gioia Tauro viene da dire due volte bene. La prima perché finalmente si affronta il tema meridionale ribaltando una narrazione per la quale l’unica questione territoriale esistente in Italia fosse quella del NORD produttivo e con la palla al piede del resto del Paese. La seconda perché si presenta a Gioia Tauro e, se i simboli hanno qualche senso, si attribuisce a questa struttura una importanza strategica. Se poi si fosse riusciti a trovare una foto del porto di Gioia Tauro invece di una di Trieste sarebbe stato molto meglio.

Uno dei primi passi del dossier è chiarissimo: “Il progressivo disinvestimento nel Sud del Paese ha determinato un indebolimento del «motore interno» dello sviluppo, con conseguenze negative per tutto il Paese, che ha visto indietreggiare in Europa anche le regioni più sviluppate del Centro-Nord”. Ossia, come il pensiero meridionalista si è inutilmente sforzato di far capire da alcuni decenni, uno sviluppo equilibrato serve naturalmente al SUD, ma ha ricadute positive in tutto il Paese se si pensa che ogni euro investito in opere pubbliche al Sud attiva 0,4 euro di domanda di beni e servizi nel Centro-Nord (fonte: SVIMEZ) e che un incremento degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno pari all’1 per cento del suo PIL per un decennio, avrebbe effetti espansivi significativi per l’intera economia italiana (fonte: Banca d’Italia).

Quindi, bisogna dare atto al Governo e, principalmente, al Ministro Peppe Provenzano, di avere avuto il coraggio di invertire la rotta e di avere spiattellato senza tema di smentita lo scandaloso dimezzamento degli investimenti della Pubblica Amministrazione al SUD che passano dai 21 miliardi di euro del 2008 ai 10.3 del 2018. Inoltre, tra il 2002 e il 2017 il Mezzogiorno ha perso 612.000 giovani che sono emigrati altrove, di cui 240.000 laureati. Il SUD rischia seriamente di vedersi portare via la parte più scolarizzata e professionalizzata, quella più in grado di affrontare nuove esperienze e nuove situazioni; insomma esce la nuova classe potenziale dirigente e si determina un impoverimento drammatico che deve essere fermato con politiche di riconoscimento anche economico del merito e della professionalità. Mobilitare 21 miliardi di euro nel triennio 2020/2022 e riportare alla piena attuazione la norma per cui almeno il 34% della spesa per investimenti va concentrata al SUD ridefinisce le politiche economiche e sociali del nostro Paese ed apre uno spiraglio di speranza per il riequilibrio territoriale indispensabile al Paese  e che il SUD sta pagando carissimo (si pensi solo ai 300 milioni di euro che ogni anno la Regione Calabria versa nelle casse delle altre Regioni ed alla corrispettiva carenza di personale e strutture fisiche nella sanità calabrese). Nel periodo 2021/2027 si prevedono investimenti al SUD per 123 miliardi di euro. Si riequilibri, dunque, si rimettano in ordine i diritti delle persone e dei territori senza badare più (almeno me lo auguro) alla leggenda del NORD oppresso che ci è stata spacciata per troppo tempo come una cattiva droga che ottenebra la realtà.

Trovo anche molto significativo che si apra il capitolo delle missioni fondamentali in questa maniera: L’investimento nel capitale umano è la priorità

Combattere lo scandalo moderno del nesso perverso tra povertà economica e povertà educativa minorile (500.000 bambini in povertà assoluta al Sud)

Restituire alla scuola il ruolo di motore di emancipazione personale, luogo di aggregazione sociale e presidio di cittadinanza

Combattere il fenomeno dell’abbandono scolastico (Il Mezzogiorno è ancora lontano dal target Europa 2020 del 10% di early leavers from education and training)

Rendere prioritario l’investimento in infrastrutture scolastiche del Sud

Investire nel diritto allo studio e nell’accesso alle università del Mezzogiorno.

E che si individuino le prime azioni da compiere in:

Scuole aperte tutto il giorno

Contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica

Riduzione dei divari territoriali nelle competenze

Potenziamento dell’edilizia scolastica

Estensione No Tax area (senza penalizzare le Università

Attrazione dei ricercatori al Sud.

Altrettanto importante è la strategia del SUD connesso ed inclusivo che prevede consistenti investimenti ferroviari per rendere sicure e veloci le tratte meridionali, il miglioramento del Trasporto Pubblico Locale, il sostegno alle filiere logistiche territoriali, con particolare riferimento alla inter-modalità delle merci in uscita e in entrata dai porti (cd. “ultimo miglio” di collegamento dei porti alle reti ferroviarie, logistica e inter-modalità).

Ed anche una politica dei servizi che faccia uscire il SUD dal Medioevo nel quale troppe nostre zone sono costrette. È molto positivo che si preveda un Piano Sud del MIT di oltre 33 miliardi per:

Emergenza viabilità secondaria

Fondo infrastrutture sociali per comuni medi e piccoli

Nuovi nidi al Sud

Inclusione abitativa per cittadini e lavoratori svantaggiati

“Case della salute” per l’assistenza integrata

Rinnovo della dotazione tecnologica sanitaria.

Si fa anche del SUD una zona centrale nella attuazione di una politica ecologica, cosiddetta Green New Deal con investimenti mirati che vengono così descritti:

Il Green Deal per il Sud è l’occasione di una nuova grande opera di infrastrutturazione verde del territorio (mitigazione del rischio sismico e idrogeologico; contenimento della produzione di rifiuti; servizio idrico integrato; l’uso efficiente e razionale delle risorse naturali)

Investire nell’efficienza energetica, sostenere le iniziative di economia circolare, riqualificare i siti industriali dismessi

Sostenere la filiera agroalimentare per innescare processi di innovazione coerenti con il Green Deal

Coniugare attività produttiva e standard ambientali stringenti (potenzialità del biotech al Sud)

Con le conseguenti azioni previste:

Un “reddito energetico” per le famiglie

Una sperimentazione di economia circolare

Potenziamento del trasporto sostenibile

Contratti di filiera e di distretto nel settore agroalimentare

Gestione forestale sostenibile

Il “Cantiere Taranto”

Ed anche sull’innovazione cis sono importanti decisioni:

Credito d’imposta in ricerca e sviluppo al Sud

Rafforzamento degli ITS al Sud

Potenziamento del “Fondo dei Fondi”

Space Economy Sud

Startup tecnologiche al Sud

Chi vuole può accusarmi di un eccesso di entusiasmo di fronte a questa azione di Governo. Lo ammetto: sono molto felice che siano state poste queste decisioni sul tavolo e che le discussioni sulle questioni economiche, a partire dalla Legge di Stabilità prossima, siano fortemente condizionate da questa volontà così esplicitamente dichiarata da parte del Governo, del Ministro Provenzano e del Presidente del Consiglio Conte.

Tutto risolto quindi? Manco per idea. Occorrerà una mobilitazione forte nel Paese ed un ruolo decisivo avranno le istituzioni decentrate. Penso a quello che dovrà fare la Regione Calabria ed a quello che dovranno fare i sindacati, tutti i sindacati, e le associazioni di rappresentanza degli imprenditori. C’è da lanciare una battaglia meridionalista dentro ogni forma associata che abbia influenza in Italia, che si chiami sindacato o partito o associazione imprenditoriale. C’è da sollecitare il massimo di unità delle forze meridionali di ogni estrazione culturale e politica, c’è da far vivere una stagione battagliera alle Regioni ed agli enti locali meridionale. C’è da chiamare a raccolta tutta l’intellighenzja meridionale, sia quella singola che quella delle Università, della Ricerca, delle professioni e delle arti. C’è da costruire un tessuto unitario forte e coeso, dimenticandoci dei centimetri che ci dividono e concentrandoci sui chilometri che ci dividono dal vivere civile che questo Piano prospetta.

Il dato è che ritorna la questione meridionale come grande questione nazionale, addirittura nel confronto con l’Europa. Il Governo ha fatto la sua parte, noi dobbiamo controllare ogni momento che non si facciano passi indietro e non si tradisca questa impostazione. Noi ne abbiamo tutte le convenienze, ci serve, non ne possiamo fare a meno. Dopo la presentazione del Piano per il SUD le amministrazioni locali e la Regione dovrebbero essere giudicati in base al supporto dato al Piano ed al lavoro concreto svolto per attuarlo e su questo occorrerà essere inflessibili. Sarebbe ancor più insopportabile di prima una gestione di ascari al servizio del NORD.

Consideriamo che si esplicita che il Mezzogiorno è la chiave indispensabile per i rapporti ed i traffici commerciali nel Mediterraneo o che passano da questo mare. In questo quadro il Porto di Gioia Tauro è la risorsa essenziale per ogni progetto di sviluppo e di attrazione di merci e lavorazioni più o meno complesse e raffinate. È bastata la revisione della compagine societaria di gestione del terminal per dimostrare come il porto sia oggettivamente più conveniente per l’approdo in Europa delle merci che vengono dall’area del Mediterraneo e, soprattutto, dal Far East, Cina in primis. Certo oggi c’è una difficoltà vera causata dal coronavirus, ma finirà con il procedere della ricerca medica e farmacologica e comunque è una parentesi, che speriamo quanto più breve possibile, in una tendenza di rilancio delle attività portuali.

Ma con il Piano possono esserci nuove chance da giocare per un ulteriore ampliamento dei traffici e per il decollo dell’area industriale retroportuale.

Dobbiamo considerarla la partita della vita. Chi si tira indietro non può essere giustificato o perdonato.