IL SUL CHIEDE ALLA COMMISSIONE TRASPORTI IL RICONOSCIMENTO DEL LAVORO USURANTE PER I PORTUALI

ALLA CORTESE ATTENZIONE DELLA IX COMMISSIONE PARLAMENTARE (TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI)

Oggetto: Lavoratori Portuali e Lavoro Usurante.

 

L’art. 1, comma 1, del D. Lgs. 11 agosto 1993 n. 374 recita: “sono considerati lavori particolarmente usuranti quelli per il cui svolgimento è richiesto un impegno psicofisico particolarmente intenso e continuativo, condizionato da fattori che non possono essere prevenuti con misure idonee”.

Tale definizione si attaglia perfettamente al lavoro portuale, soprattutto al transhipment. È noto ed indiscutibile che, per eseguire i lavori di questo particolare settore portuale, i lavoratori sono costretti ad assumere posture anomale che non possono essere evitate, quindi obbligatorie, giacché l’attuale tecnologia ed i macchinari conseguenti non prevedono, al momento, altra modalità di esecuzione del servizio. Siamo dunque alla fattispecie di fattori che non possono essere prevenuti con misure idonee, ossia in una situazione per la quale non esiste una specifica problematica dovuta a trascuratezze aziendali e dei dipendenti, ma unicamente all’attuale organizzazione ed agli attuali strumenti di questo tipo di lavorazioni.

Le patologie che si riscontrano in questi lavoratori sono sostanzialmente uguali e vengono costantemente rilevate ad ogni analisi strumentale. Tuttavia, a distanza di oltre venticinque anni dall’inizio delle operazioni portuali nell’area di Gioia Tauro, la cosa certa rimane l’alta percentuale di dipendenti soggetti a patologie riscontrate e ripetute. Infatti sono sicuramente riscontrabili, nelle varie mansioni operaie, diversi requisiti che conducono alla evidenza dello status di lavoro fortemente usurante, in cui a nostro avviso si rientra a pieno titolo. Facciamo presente, inoltre, che le operazioni portuali richiederebbero una rotazione negli incarichi che le aziende non sono in grado di garantire oltre una certa quantità di personale addetto ad alcune mansioni. Si ricorda, infine, che il lavoro portuale, soprattutto nel transhipment, si svolge su turni che coprono le 24 ore e tutti i giorni dell’anno.

Gli operai specializzati dei porti, ovvero operatori di banchina e su nave che si occupano di carico e scarico merci da e per nave, in container, merce sfusa, contenitori IMO, fuori sagoma, servizi alle navi ormeggiate, etc., svolgono il loro lavoro saturando tramite lavoro a turni h24 l’orario settimanale.

Di seguito alcune peculiarità della categoria:

  1. LAVORO NOTTURNO. Si tratta nella maggior parte dei casi di lavoratori turnisti h24 che a rotazione sono impiegati in turni da 6/8 ore comprendenti anche i turni rientranti quindi nell’orario notturno. In merito va considerato che in linea di massima nei porti Italiani la notte è uguale al giorno, ovvero non vi sono differenze sul ciclo produttivo, che quindi si mantiene costante.

 

  1. MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI. In merito il lavoro portuale prevede mansioni, i rizzatori, che svolgono movimentazione manuale dei carichi, impegnati ad agganciare/sganciare le rizze blocca container a bordo delle navi, o impegnati al twist handling in banchina, o a spostare manualmente la merce da un contenitore ad un altro, magari a seguito di danneggiamento del primo.

 

  1. ESPOSIZIONE ALLE INTEMPERIE. Va considerato che il lavoro portuale si svolge all’aperto, a terra, in banchina o a bordo su nave, tanto in inverno quanto in estate, anche durante la pioggia o il forte vento, sottoponendo i lavoratori a forte stress psicofisico.

 

  1. CONDUCENTI DI MEZZI. Il lavoro portuale prevede l’impiego di mezzi meccanici complessi necessari per spostare i grossi carichi (es.: gru di banchina, straddle carrier, reach stacker, muletti, etc.). Va considerato che l’uso dei mezzi espone i lavoratori a forte stress posturale che si ripercuote sulle articolazioni, ciò a prescindere dalle vibrazioni, ovvero anche con vibrazioni nella norma. Quindi il lavoratore in modo ripetitivo e mantenendo una postura obbligata svolge sempre le stesse azioni, gli stessi movimenti, premendo sempre le medesime leve/pulsanti. Esempio lampante è lo straddle carrier, mezzo che impone una postura incongrua con cabina a circa 12 metri di altezza e guida in senso trasversale rispetto alla marcia.

 

Se a quanto su esposto si aggiunge l’avanzamento dell’età dei lavoratori portuali in questione, risulta chiaro che occorre un provvedimento urgente per questa categoria poiché appunto l’età è sicuramente un fattore aggravante che rende meno sopportabili determinati ritmi lavorativi e rende eccessivamente gravose alcune mansioni. A nostro avviso, agire per tempo significa pure risparmio per la sanità pubblica e quindi per la collettività, infatti grazie all’uscita anticipata dal mondo del lavoro tali soggetti verrebbero automaticamente tutelati e le patologie acquisite durante gli anni di servizio manterrebbero la loro eziologia senza divenire croniche o irreversibili.

In definitiva applicando al lavoro il significato di “usura” classificata come logoramento, deterioramento, consumo, è plausibile ritenere che il lavoro portuale determina un invecchiamento precoce.

Se dovessimo chiedere riscontro alla letteratura scientifica sulla medicina del lavoro, si dovrebbe riconoscere che dopo una certa età le capacità psicofisiche necessarie per l’espletamento di alcune attività particolari, magari manuali o altamente pericolose per sé e per gli altri, in condizioni di efficienza e sicurezza, si riducono drasticamente (es.: riflessi di un gruista che opera da circa 40 metri di altezza movimentando carichi di diverse tonnellate).

Sulla scorta di quanto sommariamente rappresentato, e disponibili a fornire ogni altra documentazione richiesta ed in nostro possesso, chiediamo alla Commissione Trasporti di voler essere tramite della richiesta di riconoscimento dello status di lavoro usurante per i lavoratori portuali.

 

Vi giungano i nostri saluti a la speranza che si possa dare il giusto ristoro a questa fascia di lavoratori.

 

 

IL SEGRETARIO NAZIONALE SUL-PORTI                        IL SEGRETARIO GENERALE SUL CALABRIA

DANIELE CARATOZZOLO                                                     ALDO LIBRI

IL RESPONSABILE SICUREZZA SUL CALABRIA

ANTONIO LUVARA’